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.... COPERTINA

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15.11.1848, Roma
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24.11.1868 Roma
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2.12.1852, Francia
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10.12.1846, Hospental
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18.12.1869, Piemonte
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1.1.1839, il Politecnico
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17.01.1859
matrimonio di stato
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27.01.1849
G. Verdi un patriota
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9 .2.1831 la rivolta
negli stati della Chiesa
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14 gennaio-13 marzo 1858 Felice Orsini
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I martiri di Belfiore
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Marzo 1848: la primavera dei popoli
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17 marzo 1861:
nascita di uno stato
o di una nazione?
 
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pubblicazione del 9 gennaio 2011
 LA RIVOLTA DEL SIGARO
A MILANO ED A PAVIA

1-9 GENNAIO 1848

Le cause dei grandi movimenti rivoluzionari sono qualcosa di complesso e di non sempre unanime riconoscimento. Più facile invece individuare le occasioni, i motivi, a volte futili, a volte tragici, che fanno scoppiare grandi incendi. Ricordiamo come una maldestra carezza al seno di una bella palermitana abbia fatto scoppiare i Vespri siciliani il 31 marzo 1282; come una tassa sul tè abbia dato di fatto avvio alla rivoluzione americana nel dicembre 1783 con la rivolta del tea party; come infine, più drammaticamente, l'attentato di Sarajevo nel 1914 abbia fornito agli imperi centrali di Austria e di Germania il pretesto per lo scoppio della Grande Guerra. La premessa per dire che il mitico Quarantotto, 1848 intendiamo,  in Italia ed in Europa comincia in maniera leggera tra il fumo-non fumo dei sigari, per concludersi nel sangue con morti e feriti.

Tutto comincia a Capodanno, il 1 gennaio, quando lungo le vie di Milano gli uomini, noti aristocratici, eleganti borghesi, operai con l'abito buono, ostentatamente non fumano.


Josef  Radetzky
I cittadini di Milano, obbedienti alla parola d'ordine di liberali e patrioti, insofferenti del governo austriaco, cominciano la resistenza e la lotta per l'indipendenza della Lombardia con la non-violenza del danno economico alle finanze imperiali, al monopolio regio dei tabacchi.
I pochi milanesi non informati, che aspirano soddisfatti il fumo del loro sigaro, in maniera spiccia vengono dissuasi dai concittadini dal continuare a fumare.
La cosa si ripete nei giorni successivi.
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Si tratta di una chiara protesta politica, anche perchè la sfida del fumo è accompagnata da coccarde tricolori all'occhiello, il cui uso è severamente vietato.
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Gli Austriaci non stanno a guardare; anzi Radetzky  revoca la disposizione per cui i militari non possono fumare per strada e, secondo  il racconto di Carlo Cattaneo, fa dare ai soldati della  guarnigione qualche soldo, perchè si possano ubriacare e provocare meglio i Milanesi.
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Non solo: anche delinquenti prezzolati e poliziotti sguinzagliati per le vie di Milano, provocano i cittadini, soffiando loro addosso il fumo. Si viene alle mani ed  al calar del sole del 3 gennaio si contano a Milano sei morti, tra cui un bimbo di 4 anni ed un anziano di 74, e cinquantasei feriti colpiti con la sciabola o con la baionetta. Ecco il rapporto di un funzionario del Comune, testimone oculare degli incidenti: "Poco dopo le 4.30, si videro molti soldati d' ogni arma radunati sulla nuova piazza del tempio di S. Carlo, ed altri all' imboccatura della contrada del Durino.
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Ad un tratto, due sergenti staccatisi dai due gruppi rispettivi si fecero un segnale, ed i militari sguainata chi la sciabola, chi lo spadone, chi la baionetta, si posero a far man bassa sull' inerme popolazione colta alla sprovvista
".

Il podestà di Milano
Gabrio Casati

Il vicerè di Milano,
arciduca Giuseppe Ranieri d'Asburgo Lorena   
Dopo la violenta strage del 3 gennaio, a Milano regna una calma sepolcrale per paura di nuove repressioni. I milanesi si astengono dalla vita pubblica rifiutandosi di andare a teatro o a balli di gala; ogni rapporto con gli Austriaci è interrotto, poiché i tentativi di protesta da parte del podestà Gabrio Casati sono stati del tutto inutili. Tuttavia il viceré, l'arciduca Ranieri d'Asburgo-Lorena,  capo della corte austriaca in Milano e suocero dal 1842 di Vittorio Emanuele II, bandisce un proclama nel quale auspica che si mantenga uno stato di quiete, al fine di evitare ogni ulteriore inasprimento dei rapporti col governo imperiale. Tutto inutile!
Gli avvenimenti milanesi hanno ripercussioni a Pavia, dove nei giorni 8 e 9 gennaio gli studenti scatenano una rissa contro alcuni poliziotti colti a fumare sotto i portici dell'università; l'esito sarà di due morti, uno studente ed un poliziotto.
Il 18 gennaio Radetzky, il feldmaresciallo ormai ottantaduenne, troppo precipitosamente rivalutato negli ultimi anni dalla scarsa memoria storica di molti Italiani del Nord, scrive alla figlia Friederike:
"Dal giorno 3, quando i nostri soldati, sia in servizio che in libera uscita, dettero così opportuna prova di bravura con il tintinnare delle loro sciabole, nell'intera città regna la calma”.
Agghiaccianti parole, che saranno  più o meno ripetute da un altro generale, Bava Beccaris, che nel 1898 riporterà la calma a Milano, dopo aver cannoneggiato uomini, donne e bambini inermi che protestavano per l'aumento del prezzo del pane.
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Si tratta in ogni caso, come sappiamo, di calma apparente, perchè di lì ad una sessantina di giorni matureranno a Milano eventi che spazzeranno via il vecchio generale e gli Austriaci, almeno per qualche mese. Sarà l'inizio delle gloriose e vittoriose guerre risorgimentali.
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